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Quell'invisibile nemico delle api che si chiama acaro
Infinitamente piccolo, tremendamente pericoloso.
Il suo nome scientifico è Varroa ed è un acaro di colore rossastro che si nutre dei fluidi vitali delle api, in tutte le loro fasi, e diffonde da arnia ad arnia pericolosi virus e batteri che, se non individuati e curati, uccidono gli insetti.
Non si tratta di un problema da sottovalutare: dal 2006, anno in cui gli apicoltori americani cominciarono a denunciare la sparizione delle loro api, in pochi prestavano attenzione a questo microscopico parassita della grandezza di una capocchia di spillo, anche perché la Varroa era presente già da vent'anni negli Stati Uniti.
Così i ricercatori indirizzarono i loro studi altrove in particolare tra le infestazioni virulente di origine fungina, gli anticrittogamici in uso nei campi o per contrastare i parassiti degli alveari, o ancora la dieta povera di proteine degli insetti dovuta all'estendersi delle monocolture, tutti fattori che portavano ad una scarsa risposta immunitaria e quindi alla debolezza delle api.
Cinque anni dopo che la moria delle api continua a essere un problema in varie regioni del pianeta, gli scienziati concordano che siano i virus e i batteri diffusi dalla Varroa a portare alla morte le api più deboli, oltre ai cambiamenti climatici e all'inquinamento dell'aria che si sono uniti alla sempre crescente lista degli assalitori delle api.
Nel rapporto diffuso dall'ONU vengono, inoltre, additati come potenziali pericoli per le arnie anche i campi magnetici, come quelli legati alle linee ad alta tensione che farebbero cambiare comportamento alle api.
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Argomenti: ecologia, ambiente, sostenibilità, energie rinnovabili, risparmio energetico, edilizia sostenibile, fotovoltaico, biomasse, impronta ecologica
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