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La CO2 stoccata nel sottosuolo
Come salvare l'atmosfera dall'inquinamento di anidride carbonica? Potrebbe essere un'ottima idea quella di metterla sottoterra. Dopo anni di studi ed esperimenti, la tecnologia oggi sarebbe in grado di imprigionare la CO2 in serbatoi sotterranei, giacimenti e miniere dimessi o falde acquifere saline. Una volta spedita in forma liquida o gassosa a centinaia di metri sottoterra, l'anidride carbonica tende col tempo a trasformarsi in roccia calcarea. Il primo esperimento, datato 1996, è tuttora attivo: nel Mar di Norvegia l'anidride carbonica è stata pompata al di sotto del fondale da una piattaforma petrolifera; già nel '98 il 2 per cento della CO2 si era mineralizzato. Sull'onda di Norvegia, Usa, Canada e Germania, anche l'Italia si sta attrezzando per attuare questo processo di smaltimento. A fine 2008, infatti, l'Enel darà il via ad un impianto pilota nella centrale di Brindisi: l'anidride carbonica estratta dalle emissioni delle ciminiere verranno trasformate in forma liquida. Va detto che questo nuovo sistema di stoccaggio della CO2 sta diventando molto più conveniente che rilasciarla nell'atmosfera, pertanto cresce da parte delle aziende l'interesse verso lo stoccaggio sotterraneo. In risposta alle forti perplessità degli ambientalisti, i tecnici precisano che il sistema è sicuro, mantenendo i siti idonei per capienza, impermeabilità, sismicità e deflusso delle acque. Nel nostro Paese manca una normativa precisa e non c'è ancora un ente preposto al controllo. Eppure, alcuni siti adatti allo stoccaggio sono stati localizzati in Val Padana, nell'Adriatico e in vecchie miniere di carbone. Da uno studio Ue è risultato che la capacità di stoccaggio sotterraneo di CO2 in Italia potrebbe arrivare ad oltre 2 miliardi di tonnellate.
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Argomenti: ecologia, ambiente, sostenibilità, energie rinnovabili, risparmio energetico, edilizia sostenibile, fotovoltaico, biomasse, impronta ecologica
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