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Per Veronesi non sfruttare l'atomo corrisponde al regresso
Mi inchino alla volontà popolare, sono un democratico, però sono convinto che in futuro non sfruttare l'energia sprigionata dall'atomo sarebbe un regresso. La scienza va verso il futuro".
Chi afferma questo non è una persona qualunque, bensì Umberto Veronesi, Direttore Scientifico dell'Istituto Europeo di Oncologia di Milano, in visita all'ospedale Businco di Cagliari, rispondendo a una domanda sull'esito dell'ultimo referendum sul nucleare.
"L'uranio impoverito non fa niente - ha affermato l'oncologo -. Sono radiazioni alfa, con un range di un decimo di millimetro: uno se lo può anche mettere in tasca. Non è pericoloso. Il nome uranio fa paura, ma è nell'acqua e nel mare, tre milligrammi per ogni metro cubo. Abbiamo uranio dentro di noi che è debolmente radioattivo in condizioni naturalì.
"Il sole stesso - ha aggiunto il professor Veronesi - è una grande centrale nucleare, non è che ci buttino il carbone. E noi dobbiamo riprendere, microscopicamente, questo principio. L'universo è nucleare".
A queste frasi sono seguiti numerosi commenti, primo tra tutti quello di Angelo Bonelli, leader dei Verdi: "Le uscite di Veronesi sul nucleare e sull'uranio impoverito sono francamente sconcertanti. Da un lato Veronesi prova a delegittimare la scelta democratica e di civiltà degli italiani che a larghissima maggioranza e per la seconda volta non solo hanno detto "No" al nucleare, ma hanno un modello di società innovativa basato sulle rinnovabili, il risparmio e l'efficienza energetica. Dall'altro mette in dubbio che l'uranio impoverito sia stato la causa di malattie per i militari e le popolazioni civili che ci sono entrate in contatto".
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Argomenti: energia nucleare, Umberto Veronesi, Angelo Bonelli, uranio impoverito, energie rinnovabili, malattie, contaminazione nucleare, radioattività
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